Charlie Hebdo! No all’estremismo islamico!

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Si può morire per una vignetta satirica nel XXI Secolo? Si può morire per la libertà di espressione nella nazione più Laica del mondo come la Francia? SI può morire facendo il proprio lavoro, sotto i colpi di AK47 per la mano di due fanatici religiosi al grido di ‘Allah è grande’? Purtroppo si!

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La drammatica notizia della strage avvenuta ieri mattina al centro di Parigi, presso la sede del noto giornale satirico Charlie Hebdo ha fatto immediatamente il giro del mondo, occupando le prime pagine on line di tutti gli organi di stampa, comprese le televisioni e la carta stampata. Una strage che ha fatto capire, non solo all’intera Francia ma al mondo intero che la guerra estremista di carattere religioso è penetrata in maniera furtiva nelle nostre case, rendendoci vulnerabili.
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Un gruppo armato di due uomini, mentre un terzo faceva da autista, ha ucciso dodici persone, ferendone altre undici persone di cui cinque in maniera grave tra cui lo stesso direttore del giornale satirico Charlie Hebdo, Stéphane Charbonnier (detto Charb) e alcuni tra i più famosi vignettisti francesi come Cabu, Tignous, Philippe Honore’ e Georges Wolinski, poi l’economista Bernard Maris ed Elsa Cayat che teneva una rubrica ogni due settimane sulla rivista.

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I due fratelli franco-algerini Chérif e Said Kouachi, di 32 e 34 anni, autori della strage di Charlie Hedbo sarebbero barricati all’interno di un’abitazione di Crepoy-en-Valois, mentre il terzo e probabile attentatore, il 18enne Hamyd Mourad (probabilmente l’autista) si è spontaneamente consegnato alle autorità locali di Charleville-Mézières nel nord-est della Francia. Le autorità li stanno cercando casa per casa. La caccia ai killer è in continua evoluzione.

 

Il settimanale Charlie Hebdo nasce come mensile nel 1960 sotto il nome Hari-Kiri fondato da Georges Bernier e François Cavana ma dopo neppure un anno dalla sua nascita la magistratura bloccò la pubblicazione del mensile sino al 1966. Dal 1969 cambierà nome diventando prima Hara-kiri-hebdo poi L’Hebdo hara-kiri per vedersi bloccata la pubblicazione nel 1970 dal Ministero dell’Interno a causa del titolo di copertina << Bal tragique à Colombey – un mort>> (Tragico ballo a Colombey; residenza di De Gaulle – un morto) per la morte del Generale Charles de Gaulle ma il gruppo di redazione trovò un escamotage per continuare la pubblicazione cambiando semplicemente il nome del mensile in Charlie Hebdo. Purtroppo a fine 1981 le pubblicazioni furono interrotte a causa della diminuzione di pubblico e introiti pubblicitari e anche per un numero non sufficiente di abbonati per mandare avanti il giornale. Nel 2006 scoppia il caso della pubblicazione delle caricature di Maometto (Nell’Islam è severamente vieto ritrarre il volto del loro profeta) del giornale danese Jyllands-Posten pubblicate, nel 2005 e che scatteranno una serie di manifestazioni in Danimarca contro la loro pubblicazione. Il primo serio attentato ai danni del giornale avvenne tra la notte del 1° e il 2 novembre con un lancio di bombe molotov contro la sede. Quel giorno il settimanale aveva in programma di uscire con una vignetta di Maometto in cui diceva: << 100 frustate se non muori dalle risate>> e con il titolo modificato in “Charia Hebdo” un geniale gioco di parole tra Sharia e Charlie Hebdo e tutto dedicato alla vittoria del partito fondamentalistico islamico in Tunisia.

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Il settimanale Charlie Hebdo ha sempre fatto una satira libera e indipendente prendendo di mira non solo l’Islam ma anche il Cattolicesimo e qualsiasi partito politico francese anche con vignette non politicamente corrette e tutto in base alla libertà di espressione. Una libertà che va protetta dagli attacchi di estremisti sia religiosi sia politici per il futuro delle nazioni democratiche.

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L’estremismo islamico non ha nulla a che fare con il vero significato dell’Islam come l’estremismo cristiano.

La strada del multiculturalismo e dell’integrazione razziale deve proseguire ma con più realismo e meno buonismo.

 

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