Gay costretto a fare sesso con una donna!

Che cosa direste se foste ricattati da un vostro superiore a fare un atto contro la vostra natura e pensiero? Vi sentireste umiliati, violentati da quel gesto di brutalità subita? Penso di si!

A Rimini è accaduto un terribile episodio di omofobia.

Un gay costretto a fare sesso con una donna!

Un atto per dimostrare di essere un vero uomo agli occhi del capo.

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Questa è la drammatica vicenda di Marco (nome di fantasia) costretto a subire una violenza psicologica da parte di un ‘vero uomo’.

‘Frocio’, ‘Ricchione’, ‘Omosessuale’ epiteti rivolti contro un cuoco in un ristorante di Rimini, omosessuale dichiarato dal suo capo. Al capo non gli sono bastati gli insulti, infatti, è andato oltre costringendo il suo dipendente a provarli a essere un vero uomo e non un omosessuale.

<< Mi ha costretto ad andare con una prostituta per dimostrargli di non essere gay>> è in questa frase che ci concentra la drammatica vicenda di Marco, cuoco di 40 anni in un locale di Rimini avvenuta il 21 dicembre 2014 ma denunciato alle autorità competenti solo il 9 gennaio 2015. Presentata la denuncia due giorni dopo essere stato licenziato.

La testimonianza di Marco prosegue: << Lavoravo in quel ristorante da quasi un mese. La sera del 20 dicembre, chiuso il locale, il titolare mi ha rivolto alcuni epiteti, come ‘ricchione’, ‘omosessuale’, ‘frocio’. ‘Ci devi dare la prova che non sei omosessuale’, invitandomi con insistenza ad andare a prendere una prostituta per strada>>.

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Marco, anche se invalido civile all’80% perché soffre di disturbi dell’umore e di bipolarismo non si è piegato al gioco sadico e vigliacco del suo datore di lavoro che a quel punto è passato a minacciarlo di licenziarlo.

<< Mi ha detto  -è meglio per te, a prendere una prostituta’>> e così essendo in una situazione di inferiorità, poiché dipendente e vista la crisi di lavoro, ha ceduto al ricatto del suo capo, recandosi con la propria auto alla ricerca di prostitute.

<< Qui ho incontrato ‘Maria’, bionda e di origini romene. Le ho chiesto di venire con me, spiegandole la questione. E lei ha accettato».

Secondo il verbale della denuncia redata dai carabinieri, una volta tornati al ristorante è lo stesso titolare a prendere accordi con la ragazza continuando a umiliarlo davanti a lei.

Dopo essersi appartati nella sala vicina, la ragazza ha iniziato a praticargli un rapporto orale mentre il titolare faceva le sue ‘comparsate’ all’interno della sala per controllare: << Di tanto in tanto il titolare veniva a vedere cosa stavamo facendo continuando a umiliarmi: ‘Che schifo, ricchione’>>.

Gay Pride

Secondo quanto dichiarato dallo stesso Marco, il rapporto orale non è stato portato a termine a causa del suo disagio nei confronti di quella situazione: << Non provavo alcun piacere e mi sentivo violentato. Mi sono rivestito e sono tornato nella sala dove stavano gli altri>>. Alla fine la ragazza ha ricevuto dal titolare la somma di 40 euro come pagamento della sua ‘prestazione’. Non solo il proprietario del ristorante ma anche gli altri dipendenti l’hanno umiliato a fine di quell’incontro come racconta lo stesso Marco: << Tutti – tranne un dipendente del posto che se n’è andato per lo schifo – si sono anche divertiti a chiedere alla ragazza se ero veramente omosessuale. Lei ha risposto che ero a posto, ‘normale’. Ma loro ribattevano ‘non è vero, è ricchione’>>. Purtroppo per Marco oltre al danno è arrivata anche la beffa con il suo licenziamento avvenuto due settimane dopo quell’attacco omofobo e vigliacco: << Dopo due settimane sono stato licenziato, ricevendo un assegno di 1.400 euro che si è rivelato scoperto. Ho lavorato 36 giorni, sempre in nero. E’ stata la goccia definitiva. Sono andato dai carabinieri denunciandolo per minacce e ingiurie>> ma secondo Piero Ippoliti legale di Marco i reati sarebbero molto più gravi, infatti, parla di un: << fatto gravissimo, per il quale chiederemo il risarcimento dei danni morali e psicologici. Le ipotesi di reato potrebbero anche configurarsi in maniera più grave, ad esempio violenza privata o addirittura estorsione>>.

Il ristoratore si sente talmente sicuro da minacciare e al tempo stesso di ‘vantarsi’ di non temere di finire in carcere e a questo punto dovrà essere la giustizia a condannarlo a una pena severa da scontare sino all’ultimo giorno.

 

Fonte: Il Resto del Carlino, Huffington Post Italia.

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