L’anticorruzione made in China.

L’Italia è un Paese di navigatori, santi, poeti e corruttori. La corruzione è un grave problema che accumuna tutte le Nazioni e secondo la classifica rilasciata da Transparency International per il Corruption Perception Index 2014, l’Italia si pone al 69° posto nella classifica mondiale ma a livello europeo siamo i primi. Un titolo di cui avremo fatto molto volentieri a meno.

Esempio corruzione
Esempio corruzione

 

Zhou_corruzione_Cina_1
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Anche le Nazioni che si trovano nella parte bassa di questa speciale classifica hanno i loro scheletri nell’armadio gravi ma quelli del nostro Paese sono tutti gravi. Dal caso ‘Mani Pulite’ che ha scritto la parola “fine” alla cosiddetta ‘Prima Repubblica’, agli scandali dei rimborsi gonfiati nei vari consigli Regionali per passare alla compravendita di parlamentari durante il Governo Prodi sino a giungere agli ultimi casi più clamorosi come ‘Mafia Capitale’ e gli appalti riguardanti l’Expo 2015 di Milano e la TAV. Ora si capisce perché l’Italia è la nazione più corrotta d’Europa. Possiamo consolarci con il fatto che ci sono Nazioni messe peggio di noi, come la Repubblica Popolare Cinese.

Il problema della corruzione tra le file del Partito Comunista Cinese è aumentato di pari passo con la prosperità economica della Nazione ed è per questa ragione che il premier Xi Jinping ha intensificato la guerra contro i dirigenti corrotti e lì non ci vanno tanto per il sottile con chi si è macchiato di quella colpa.

Zhou Wangyan era direttore dell’ufficio terreni nella città di Liling, sino a quando non è stato arrestato e portato al centro di detenzione contro la corruzione Qiaotoubao per essere “rieducato” dal governo cinese.

Zhou_corruzione_Cina_2
Zhou_corruzione_Cina_2

 

184 giorni di vero e proprio inferno tra brutalità e pestaggi perpetuati dai torturatori ‘statali’ per estorcergli una confessione. La confessione in cui dichiarava di essere stato corrotto con una tangente di 40.000 yuan cinesi pari a circa 6.084 euro. Confessione di un reato mai commesso da Zhou Wangyan e firmata solo per far cessare le torture. Liberato dal centro nel 2013, Zhou Wangyan ha voluto rendere pubblica la sua drammatica storia con tutte le torture inflittegli durante la detenzione come l’alimentazione forzata a base di escrementi di animale, i denti e il femore spezzato durante gli interrogatori (Ancora oggi è costretto a camminare con l’ausilio di stampelle) e tante altre torture. Altri dopo di lui hanno deciso di rendere pubblica la loro vicenda nella vana speranza di qualche cambiamento da parte del Governo centrale di Pechino nella lotta alla corruzione per evitare che altri innocenti subiscano ingiustamente i “trattamenti” nel centro di detenzione contro la corruzione. Cambiamenti mai avvenuti.

Sarebbe cambiato qualcosa se il metodo di lotta alla corruzione cinese fosse stato importato da noi? Non credo. Di sicuro i detenuti riuscirebbero a corrompere le guardie e i torturatori.

A questo punto sarebbe il caso di prendere esempio dal Brasile, dove 2 milioni di cittadini si sono riuniti nelle piazze per protestare contro la dilagante corruzione della loro classe politica.

 

 

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