27 gennaio in ricordo dello sterminio degli omosessuali

27 gennaio in ricordo dello sterminio degli omosessuali

Il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche della 60 armata del 1° fronte del Maresciallo Ivan Konev liberarono il campo di sterminio nazista polacco Aushwitz

Il 27 gennaio ricorre la Giornata Mondiale della Memoria, in cui si ricorda l’olocausto nazista nei confronti degli ebrei, degli zingari, disabili, disabili mentali, testimoni di Geova, cattolici, oppositori politici come i membri del Partito Comunista tedesco e gli omosessuali.

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L’olocausto è stato una tragedia per l’interna comunità LGBQT+ tedesca che non bisogna dimenticare.

La comunità LGBTQ+ tedesca tra il 1933 e il 1945 ha subito una brutale repressione dal regime nazista. Si stima che tra l’avvento e il crollo del regime nazista 100.000 cittadini tedeschi furono arrestati con l’accusa di essere omosessuali.

La maggiore parte degli arrestati furono condannati alla prigione mentre tra i 5.000 e i 15.000 di loro, furono inviati nei campi di concentramento.

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Il primo attacco del regime nazista nei confronti della comunità gay tedesca è datato il 6 maggio 1933, quando i nazisti fecero irruzione all’Istituto per la ricerca sessuale (Institut fur sexualwissenschaft). In quella violenza i nazisti distrussero oltre 200.000 pubblicazioni tra libri e riviste sulle teorie di genere, arrestando tutte quelle persone non gradite al regime.

Secondo il regime nazista, le relazioni sessuali dovevano “essere finalizzate al processo riproduttivo, essendo loro scopo la conservazione e il prosieguo dell’esistenza del Volk (popolo), piuttosto che la realizzazione del piacere dell’individuo”.

Quindi chi non poteva per così dire procreare, doveva essere eliminato fisicamente nei campi di concentramento. In particolare gli omosessuali.

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E così il 28 giugno 1935, il regime decise di ampliare il famigerato Paragrafo 175 (articolo del Codice Penale tedesco che criminalizzava ogni rapporto tra persone dello stesso sesso) includendo chiunque potesse anche solo minimamente sospettato come omosessuale.

A quel punto agli omosessuali fu imposto di circolare con il triangolo rosa rovesciato per essere riconosciuti come per gli ebrei la stella di David gialla.

E dopo fu la deportazione nei campi di sterminio, costruiti nei territori occupati dalla Germania nazista.

Segregati dagli altri reclusi perché ritenuti contagiosi dell’omosessualità. Costretti a lavori disumani con l’obiettivo di correggere la loro ‘natura deviata’, oltre a essere torturati e uccisi durante assurdi esperimenti scientifici per trasformarli in eterosessuali.

Anche con la liberazione da parte dell’Armata Rossa, il 27 gennaio del 1945, l’incubo continuò per i prigionieri del triangolo rosa. Infatti, passarono dai campi di sterminio al carcere e tutto ‘grazie’ al Paragrafo 175.

 Il Paragrafo 175 entrò in vigore il 15 maggio 1871, riformato nel 1935 dal regime nazista restò in vigore per molti anni.

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La DDR (Repubblica Democratica Tedesca) tornò nel 1950 alla vecchia versione, limitandone il campo al sesso con i minori di anni 18 (1968) per poi abolirla definitivamente nel 1989.

La Germania dell’Ovest, invece, mantenne il Paragrafo 175 nella versione nazista fino al 1969 per poi limitarla a “casi qualificati”. Attenuata nel 1973, fu abolita solo nel 1994 con la riunificazione tedesca.

Non possiamo e non dobbiamo dimenticare quanto accaduto durante il regime di Adolf Hitler alla comunità omosessuale tedesca.

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