Aggredito perché ritenuto gay

Genova. Linea 1 dei mezzi pubblici della città ligure. Un gesto fatto sovrappensiero e il branco si scatena, nell’indifferenza dell’autista e riduce un uomo in coma.

Gay di merda, che cazzo guardi, il mio fidanzato?questa l’accusa rivolta a Luca (Nome di fantasia) da una ragazza seduta nel suo stesso autobus.

Luca stava rientrando a casa in compagnia di un amico e a quell’accusa risponde semplicemente che: “Niente, ero sovrappensiero”. La questione sarebbe potuta terminare lì ma il branco aveva sete di sangue e per i 2 ragazzi si è messa malissimo.

Aggrediti, pestati a sangue con violenza da 6 persone, di cui 2 donne, infierendo sul volto, gambe, schiena, utilizzando anche delle catene e tutto questo sotto l’indifferenza dell’autista del mezzo pubblico.

Le 2 vittime dell’aggressione a sfondo omofobo sono riuscite a salvarsi. Luca dopo essere riuscito a tornare a casa, racconta l’accaduto alla sua ragazza, si avete letto bene, Luca è fidanzata con una donna. 

Purtroppo per lui non si è reso conto dell’ematoma celebrale, che dopo una settimana l’ha ridotto in coma, riducendolo in fin di vita, e salvato in extremis grazie a un intervento di neurochirurgia.No_omofobia

Aggrediti dal branco solo per essere stati scambiati per degli omosessuali. 

Aggrediti dal branco per puro divertimento. 

Oramai Luca non parla, e viene alimentato a fatica ma i suoi famigliari e amici non perdono la speranza di poterlo rivedere in salute.

Dall’accusa di aggressione si è passati a un’inchiesta per tentato omicidio, condotta dal sostituto Procuratore Vittorio Ranieri Miniati.

Gli inquirenti sono riusciti a individuare un gruppo di giovani residenti in un quartiere popolare di Genova ma ancora oggi l’unica denuncia riuslta essere quella perfavoreggiamentonei confronti dell’autista dell’autobus, che pur assistendo all’aggressione nei confronti delle 2 vittime non ha “ritenuto” urgente di allertare né la polizia e neppure i soccorsi.

Le uniche fonti per ricostruire i fatti drammatici di quella notte provengono tutti da dichiarazioni indirette, infatti, l’amico che accompagnava Luca, ha lasciato il capoluogo ligure e a questo punto l’unica persona in grado di fornire degli altri dettagli in questa determinata parte dell’indagine è la sua fidanzata.stop-omofobia

Notte del 14 luglio. Luca e il suo amico dopo aver trascorso la serata nel centro storico di Genova, decidono di rientrare a casa. Luca alle ore 3 e 49 invia un sms alla fidanzata Chiara (Nome di fantasia) in cui la avvisa che sta rientrando e si ritrova alla fermata dell’autobus.

Saliti nell’autobus “1” il branco, gli assale e dopo essere riusciti a fuggire, scendo dal mezzo pubblico e si allontanano barcollando per le vie della città.

I due amici si dividono. Luca prende un taxi per rientrare a casa, dove racconta tutta la vicenda a Chiara, ma decide di non recarsi in ospedale.

Tra la notte del 21 e il 22 luglio le sue condizioni si aggravano. A quel punto Chiara decide di chiamare un’ambulanza per farlo trasportare al Pronto Soccorso. 

Dopo la Tac che evidenzia la serietà del danno causato dall’aggressione, Luca viene passa dall’ospedale Villa Scassi al Galliera, dove subirà un’operazione d’urgenza, facendolo poi entrare in coma farmacologico.

Il 23 luglio, i Carabinieri sono allertati per la vicenda di Luca e dell’aggressione subita ma purtroppo non potrà raccontare nulla di quella drammatica notte.

Aggressione omofoba di un gruppo di vigliacchi. L’ennesima nel nostro Paese.

Fonte: Google News; La Stampa; Verosimilmente Vero.

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