Una riflessione sul Gay Pride. L’ennesima.

Il 28 giugno 1969: Moti di Stonewall Inn, New York City.

Il 28 giugno 1970: Primo Gay Pride della storia.

Il 28 giugno 1994: Primo Gay Pride in Italia.

I moti di Stonewall Il 28 giugno del 1969 gli avventori di noto locale gay di New York City, Stonewall Inn, decisero di non chinare la testa all’ennesimo sopruso attuato ai loro danni dalle autorità locali, ma l’alzarono dando vita a una guerriglia urbana di diversi giorni (Noti come i Moti di Stonewall Inn) e insieme a loro scesero gli  abitanti del quartiere. Alla fine ‘Davide’ sconfisse ‘Golia’. L’anno seguente, il 28 giugno, fu organizzata una manifestazione pacifica per ricordare gli avvenimenti dell’anno precedente e forse neppure gli organizzatori, come avvenne con la ricorrenza dell’Otto marzo e del Primo Maggio nate anch’esse negli Stati Uniti negli ultimi decenni dell’800, si sarebbero aspettati che quella ‘manifestazione’ negli anni sarebbe divenuta il simbolo internazionale delle lotte del movimento LGBT nel mondo.

Da quel primo Pride sono trascorsi ormai 44 anni e molte battaglia sono state vinte e altre perse ma non bisogna dimenticare tutte le persone che hanno e che combatto in prima linea ancora oggi sfidando i pregiudizi della società e i tanti che hanno pagato con il prezzo più alto, la loro vita per portare avanti queste battagli civili nel mondo.

Come il mondo ha subito dei cambiamenti, pure il Pride nel corso degli anni ha modificato il suo Dna.

‘Carnevale’: Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cristiana. I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi, in particolare, l’elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l’uso del mascheramento. (Fonte Wikipedia).

Il Pride si è trasformato in un ‘Carnevale’ con i suoi colori, la sua allegria, i suoi carri, la sua spensieratezza, il gridare al mondo la voglia di esistere e di essere se stessi e di lottare per i propri diritti. Durante il Pride si possono osservare diverse tipologie di partecipanti da quelli vestiti da ‘sadomaso’ poi quelli svestiti con indosso l’intimo, quelli travestiti in modo ironico per sbeffeggiare i nemici della causa, quelli con parrucche multicolori, quelli nudi e quelli in abiti da tutti i giorni e tanti altri, l’elenco è lungo ma quindi tutti felici e contenti? Non proprio, visto che a ogni Pride riemergono due punti di vista in contrasto fra loro, su come si deve intendere la manifestazione.

Una corrente afferma che si dovrebbero limitare le provocazioni come ad esempio manifestare svestiti, evitare gli stereotipi o altro, poiché l’opinione pubblica vede il ‘lato peggiore’ per intenderci quello da ‘macchietta’ del movimento LGBT, rendendo inutile la battaglia, invece l’altra corrente afferma il contrario ovvero che si è liberi di manifestare senza curarsi degli altri. A questo punto chi ha ragione e chi ha torto?

Gay Pride

Diciamo che hanno torto e ragione entrambi, infatti, sono entrambe le facce della stessa medaglia poi dipende dai punti di vista, però alla fine non conta come si manifesta al Pride ma contano i motivi per cui si manifesta ovvero per ricordare i Moti di Stonewall Inn e al tempo stesso per reclamare i diritti negati, senza dimenticare che si può fare tutto questo in allegria e con milioni di persone al proprio fianco.

In conclusione sarebbe ora di smetterla con queste discussioni sterili su come si partecipa al Pride e si iniziasse a seguire l’esempio delle persone che hanno partecipato ai Moti di Stonewall Inn e alzare la testa contro i soprusi, anche se mi rendo conto che il più delle volte non è semplice.

‘Nessuno vi può dare la libertà. Nessuno vi può dare l’uguaglianza o la giustizia. Se siete uomini, prendetevela.’ (Malcom X)

 

 

 

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