Le Pussy Riot ‘festeggiano’ Putin issando le bandiere Rainbow

Le Pussy Riot ‘festeggiano’ Putin issando le bandiere Rainbow

Le Pussy Riot hanno issato 5 bandiere Rainbow in altrettanti edifici pubblici di Mosca nel giorno del compleanno del Presidente Putin come protesta contro le azioni anti-LGBT+ russe e cecene

I manifestanti e i membri delle Pussy Riot (Collettivo rock punk russo nato nel 2011, impegnato politicamente) hanno celebrato (a modo loro) il 68esimo compleanno del Presidente russo Vladimir Putin, inscenando una manifestazione di protesta con l’esposizione della bandiera Rainbow (simbolo internazionale del movimento LGBT+) in 5 importanti edifici pubblici della capitale russa.

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Una protesta che ha causato l’arresto di almeno 4 attivisti , compresi alcuni membri ufficiali delle Pussy Riot: Sasha Sofeev, Maria Alyokhina e Veronica Nikulshina. In merito all’arresto della Sofeev, il gruppo ha twittato: “Sasha Sofeev di Pussy Riot è stata arrestata ora. La polizia ha fatto irruzione a casa sua. Ora si trova nella stazione di polizia e rischia 30 giorni di carcere”. Mentre i 4 attivisti sono stati, sempre secondo il tweet, rilasciati prima del processo.

Le bandiere Rainbow sono state esposte fuori dalla sede dell’FSB (ex KGB), nella sede dell’Amministrazione Presidenziale, nella Corte Suprema russa, dal Ministero della Cultura e da una stazione di polizia.

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Le richieste del gruppo politico delle Pussy Riot non si sono fatte attendere. Chiedono indagini indipendenti in merito alle purghe cecene contro la comunità LGBT+, la legalizzazione della partnership per le persone dello stesso sesso e la cessazione delle molestie e violenze ai danni degli attivisti e organizzazioni che aiutano e supportano la causa LGBT+ in Russia.

Ricordiamo che dal 2013 in Russia vige una Legge che vieta la propaganda omosessuale in tutto il territorio. Questa Legge prevede il divieto di distribuire materiale informativo LGBT+ ai minori di 18 anni, inoltre, sono vietati i Gay Pride (a Mosca il Pride dal 2012 è vietato per Legge fino al 2112), parlare in difesa della comunità LGBT+ e propagandare l’idea che le relazioni tra persone dello steso sesso, siano uguali a quelle eterosessuali.

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