Omofobia in famiglia, Chiara costretta a fuggire di casa

Omofobia in famiglia, Chiara costretta a fuggire di casa

“La mia condanna per essere lesbica”. La denuncia via Instagram di Chiara, costretta a fuggire da casa per causa della violenta omofobia della madre

Fuggita da casa con pochi soldi in tasca e “quattro vestiti in croce” per fuggire dalla violenza e dalle minacce di morte da parte della madre. Minacce di morte rivolte a lei e alla sua compagna. Tutto denunciato attraverso il suo profilo Instagram. Questa la storia di Chiara Rolla, una ragazza di 27 anni.

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Mi sono sentita dire di essere ‘malata’, ‘una delusione’, una ‘vergogna per la famiglia’, addirittura di averla distrutta solo perché amo una persona del mio stesso sesso da oltre 3 anni e tutto ciò viene considerato al pari di una condanna, una perversione e una disgrazia di Dio. Mia madre oltre ad essere omofoba ha anche problemi psichiatrici ma rifiuta di farsi aiutare, arrivando in preda ai deliri e a minacciare sia me che la mia ragazza con frasi quali -se la becco l’accoltello-, -la squarto viva- o ancora -io la finisco e poi finisco te-. Sono fuggita da una prigione con la consapevolezza di trovarmi su una strada, di dover ripartire da zero ma con la possibilità di denunciare questa discriminazione tramite la mia esperienza che molt* altr* ragazz* purtroppo sono costretti a vivere poiché ancora non vi è una legge a tutela delle discriminazioni omofobe. Sono terrorizzata e non augurerei nemmeno al mio peggior nemico di vivere una vita condannata e controllata in modo ossessivo e tossico solo per la ‘colpa’ di AMARE”.

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In soccorso di Chiara è stata creata una raccolta fondi GoFoundMe con l’obiettivo di raccogliere la cifra di 3mila euro (siamo intorno ai 2.300 euro).

Il padre avrebbe cercato di difenderla dalla furia della madre, restando però al fianco della moglie. Il padre avrebbe anche tentato di convincerla a tornare a casa perché “perché un tetto ce l’hai” ma Chiara è stata chiara: “Io in quella casa non posso tornare, perché in quella casa sono in pericolo e quella non può definirsi una famiglia, perché una famiglia non fa questo alla propria figlia. Ho 27 anni, sono condannata perché amo, per un amore che non ritengono normale”.

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