Nell’attesa che il Parlamento approvi in maniera definitiva il DDL Zan e la Legge contro l’omotransfobia, il Comune sardo ha stretto una collaborazione con il MOS
Nel nostro Paese, sempre più spesso si registrano casi di violenza domestica e allontanamento dal nucleo familiare di giovani a causa del loro orientamento sessuale o identità di genere. Molti i casi che purtroppo non sono denunciati alle autorità per paura e vergogna delle stesse vittime. Una situazione quella dell’allontanamento dalla propria famiglia che trasforma la vittima in un senzatetto con enormi difficoltà a trovare un alloggio e anche un lavoro per sostenersi.
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La Giunta del Comune di Porto Torres (provincia di Sassari) ha deliberato –come riportato dal quotidiano L’Unione Sarda– il progetto a firma dell’Assessore ai Servizi Sociali, Simona Fois per una partnership con il MOS (Movimento Omosessuale Sardo) per il potenziamento dei centri di ascolto con l’istituzione di corsi di formazione professionali in grado di dare gli strumenti adatti per ricostruirsi un futuro indirizzato ai gay, lesbiche, bisessuali, transgender e migranti.
L’obiettivo è di selezionare e portare avanti quei progetti per istituire o gestire dei Centri contro le discriminazioni sessuali e di genere e anche per supportare le Case di accoglienza sparse nel territorio comunale.
‹‹ Si tratta di un accordo nella presentazione di progetti per la costituzione di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere nell’ambito dell’avviso pubblico indetto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari Opportunità, un ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull’origine etnica››
(Assessorato Servizi Sociali Comune di Porto Torres).