La Chiesa e la sua guerra contro i gay!

La Santa Romana Chiesa continua la sua ‘guerra sotterranea’ contro le ipotetiche lobby LGBT che stanno minando la sacralità della famiglia tradizionale e al tempo stesso cercano di corrompere le giovane menti con la loro cultura gender! E come fare per contrastare la loro avanzata? Semplicemente utilizzando i suoi soldati semplici ovvero i professori di religione, nominati dalla Diocesi ma stipendiati dallo Stato Italiano.
La Diocesi Ambrosiana ha inviato ai suoi 6.102 inseganti una richiesta scritta in cui si chiede in maniera esplicita di segnalare i propri colleghi ed eventuali progetti scolastici a temi legati all’omosessualità e alla teoria gender che coinvolgano gli alunni. La missiva che sarebbe dovuta rimanere segreta e riservata, infatti, è stata pubblicata online su un portale a cui solo i docenti di religione possono accedere tramite password non è rimasta tale per troppo tempo. Curiosamente appena la notizia della divulgazione della missiva è giunta alla Curia milanese la lettera è stata fatta sparire ma per parare il colpo hanno precisato che era solo un’indagine informale. Alcuni insegnati di religione dopo aver ricevuto la lettera hanno deciso si renderla pubblica attraverso il quotidiano La Repubblica che ha pubblicato il testo integrale.

stop-omofobia

«Cari colleghi come sapete in tempi recenti gli alunni di alcune scuole italiane sono stati destinatari di una vasta campagna tesa a delegittimare la differenza sessuale affermando un’idea di libertà che abilita a scegliere indifferentemente il proprio genere e il proprio orientamento sessuale». Una lettera che pare dunque pensata per mettere in piedi un sistema di contromisure che “proteggano” gli ignari studenti dalla “campagna” di indottrinamento e dal confronto con i temi “sensibili” per la chiesa cattolica. «Per valutare in modo più preciso la situazione e l’effettiva diffusione dell’ideologia del “gender” – scrive la Curia – vorremmo avere una percezione più precisa del numero delle scuole coinvolte, sia di quelle in cui sono state effettivamente attuate iniziative in questo senso, sia di quelle in cui sono state solo proposte. (…) Per questo chiederemmo a tutti i docenti nelle cui scuole si è discusso di progetti di questo argomento di riportarne il nome nella seguente tabella, se possibile entro la fine della settimana ».

La lettera in questione è stata scritta e firmata dal responsabile di settore della Diocesi milanese, Don Gian Battista Rota, naturalmente la Curia ha cercato di mettere un freno alle polemiche che ha suscitato la lettera definendola una semplice iniziativa: «L’iniziativa è contestualizzata nell’ambito della formazione in servizio dei docenti. La richiesta di informazioni nasce dalla preoccupazione che gli eventuali discorsi su temi così delicati e all’ordine del giorno del dibattito pubblico, vengano sempre affrontati dagli insegnanti di religione con competenza e rispetto delle posizioni di tutti». Posizioni di tutti come quella dell’insegnate di religione Caramico presso un Liceo torinese che aveva affermato che gli omosessuali dovevano curarsi in quanto malati? Fortunatamente non tutti i professori di religione hanno lo stesso pensiero della professoressa torinese, infatti, alcuni di essi dopo aver letto il testo della lettera di ritirarsi dall’insegnamento e altri ancora hanno girato il documento alle associazioni LGBT.

Maria Silvia Fiengo, editrice ed esponente del Movimento Famiglie Arcobaleno ha rilasciato questa dichiarazione su tutta la vicenda: «È incredibile che una Diocesi di una città moderna come Milano chieda agli insegnanti di religione di segnalare le scuole in cui si parla di identità e orientamento sessuale I prof dovrebbero trasformarsi in “spioni” per conto di Dio (o di chi per lui) sul lavoro dei colleghi, dipendenti dello Stato. Non si capisce sulla base di quale investitura la Chiesa metta il naso in iniziative culturali proposte dalle scuole su temi di attualità e interesse anche per i ragazzi».

La Chiesa si preoccupa se nelle scuole si fanno incontri culturali su temi di attualità e di interesse per le giovani generazioni ma sta in silenzio su altri episodi sia in Italia che nel resto del mondo:

Un giovane ragazzo palermitano di 20 anni dopo essersi dichiarato gay alla propria famiglia, ha dovuto subire violenze e insulti da parte loro. Tenuto segregato nella propria camera e riuscito a scappare calandosi dal balcone e con soli 80 euro ha iniziato una nuova vita in un’altra città.

“Avevo davanti due scelte: farmi uccidere o provare a scappare. Ma non mi importava, dovevo scappare. Però avevo paura che mi venissero a cercare”. La sua famiglia lo considera morto, alle volte la zia lo contatta attraverso il suo profilo Facebook invitandolo ad impiccarsi! Ricordando i dialoghi avuti con il padre: “Ti droghi? Parla con me. Qualsiasi cosa sia, io ci sono”. Poi la confessione di essere gay. “E lui mi ha detto che era meglio che fossi drogato. Meglio la galera, una rapina in banca“. Poi le legnate e la fuga per la propria vita.

Ad Empoli un uomo di 47 anni è stato preso a sprangate e solo perché aveva reagito agli insulti omofobi del suo aggressore. “Sono stato malmenato per la mia diversità. Prima gli insulti, le offese, poi la violenza. L’aggressore è uno zingaro che da tempo sosta abusivamente ad Avane col suo camper. Nella zona lo conoscono tutti. Rappresenta una minaccia per la collettività. Questa volta è toccato a me. Ma cosa ho fatto di male? E’ il mio essere diverso? Ho sempre vissuto la mia omosessualità alla luce del giorno. Mai capitata una cosa simile. Mi urlava contro, dicendomi che mi avrebbe bruciato, ammazzato. Perché devo subire certe umiliazioni?”.

Negli Stati Uniti un ragazzo adolescente è stato picchiato per aver baciato il suo fidanzato. Ecco il suo post rivolto al suo aggressore: “Per il ragazzo che questa sera mi ha dato un pugno dopo avermi visto baciare il mio ragazzo. Mi dispiace che mi hai chiamato frocio. Mi dispiace che mi hai colpito senza motivo. Mi dispiace che tutte le insicurezze che hai non ti permettano di accettare gli altri per quello che sono. Mi dispiace se ti ho provocato. Ma non mi dispiace essere gay. Sono orgoglioso di essere quello che sono. Sono orgoglioso di essere abbastanza sicuro di amare chi amo, così come lui ama me. Sono orgoglioso di avere amici e parenti che mi vogliono bene, indipendentemente da quello che sono. Onestamente, tutto ciò non mi dispiace”.

E la lista sarebbe ancora lunga ma forse la Chiesa Cattolica e tutte le altre fedi cristiane sarebbero più contente se ci fossero più notizie di questo genere: Negli Stati Uniti un ragazzo si è presentato a un predicatore cristiano per essere liberato dalla propria omosessualità e dopo il trattamento si è girato verso il pubblico di fedeli e si è messo ad urlare: “Non sono più gay, non lo sono più, Dio mi ha liberato. Non mi piacciono più i maschi, io vi dico che amo le donne, donne donne donne donne donne donne donne donne. Non mi truccherò mai più. Solo donne.”.

Non comprendo tutta questa paura nei confronti degli omosessuali che si manifesta con l’odio. Il Cristianesimo dovrebbe diffondere il rispetto e l’amore verso il prossimo ma lo fa solo quando ha un tornaconto personale. 

La Chiesa e la sua guerra contro i gay!  Alla fine i Triangoli Rosa non hanno insegnato nulla!

triangolo rosa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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