Il dominio del Vaticano in TV

Siamo nel 2010 e in diretta dietro le telecamere della Rede Bandeirantes (Una delle più antiche reti televisive del Brasile) si trova Jose Luiz Datena, noto presentatore che con fare tranquillo affermò cheUn ragazzo ateo, senza Dio, non ha limiti. Ecco perché i crimini vengono commessi”.

Un insulto da parte del presentatore Jose Luiz Datena nei confronti degli Atei brasiliani che fece molto scalpore a tal punto che dovette intervenire il Pubblico Ministero per prendere provvedimenti contro la rete televisiva Rede Bandeirantes e lo stesso conduttore Jose Luiz Datena per le sue dichiarazioni contro gliAtei brasiliani.

La Costituzione Brasiliana riguardo alla libertà religiosa è abbastanza chiara, infatti, punisce qualsiasi azione (discorso o intervento pubblico) che possa in qualche maniera promuovere l’intolleranza verso gli altri credi religiosi e l’ateismo.

Anche se la punizione è giunta “leggermente” in ritardo di qualche anno, la rete televisiva brasiliana Rede Bandeirantes è stata condannata a trasmettere per ben 72 volte un videomessaggio realizzato dal Ministero Pubblico Federale sull’importanza della libertà di religione e per “Promuovere i valori della libertà, della democrazia e del rispetto“.VAticano_Tv_Italia

La voce del filmato recita: “Il Brasile è uno Stato laico. Non ha una religione ufficiale. Per questo, ognuno è libero di scegliere se essere religioso o meno“.

Il Brasile è una Nazione laica e per questa ragione ognuno è libero di credere in qualsiasi fede religiosa e di non credere e in Italia?

La nostra Nazione è laica solo a parole ma nella realtà della vita quotidiana e politica la presenza del Vaticano si fa sentire in maniera quasi visibile. L’Italia nella sostanza non è libera.

L’episodio del presentatore brasiliano Jose Luiz Datena che in diretta attacca gli Atei non sarebbe mai accaduto. Non in maniera diretta ma forse indirettamente sì, visto che la televisione pubblica e privata sono “sotto controllo” del Vaticano.

Nel 2014 l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) ha presentato un esposto per violazione del proprio contratto di servizio alla Rai, che dovrebbe in pratica rendere disponibile a ogni cittadino italiano “Una pluralità di contenuti, di diversi formati e generi, che rispettino i principi dell’imparzialità, dell’indipendenza e del pluralismo” e che non mette in atto.

Naturalmente il riscorso presentato dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) è stato immediatamente respinto dall’Agcom ma in loro soccorso è giunto il IV Rapporto sulle Confessioni Religiose e Tv redatto dalla Fondazione Critica Liberale e ripresa dalla stessa Uaar che dimostra il dominio incontrastato della religione cattolica sulle altre fedi religiose e in particolar modo sui non credenti.

Il IV Rapporto sulle Confessioni Religiose e Tv prende in esame (Stessa società di ricerca utilizzata dall’Agcom) i sette principali canali televisivi privati e pubblici nel periodo che va dal 1° settembre 2013 sino al 31 agosto 2014 e la loro programmazione (Telegiornali, trasmissioni di approfondimento, spettacoli, fiction, film e documentari) a carattere religioso.

A questo proposito ecco quanto dichiarato dal segretario dell’ Uaar Carcano riguardo ai risultati del Rapporto: “Dai risultati emerge con chiarezza che le confessioni religiose in tv hanno un trattamento diseguale e che la confessione cattolica ha di fatto un monopolio praticamente assoluto. Lasciamo all’immaginazione quale spazio possano avere voci come la nostra o semplicemente voci laiche che esprimano un punto di vista scevro da condizionamenti religiosi!”.

Esagerazione? Non tanto se si pensa che la sola religione cattolica riesce a totalizzare il 95,5% di presenze nel campione scelto per il rapporto sul totale dei soggetti confessionali.

Quando poi si tratta di trasmissioni a carattere stremante religioso, la situazione non cambia, infatti, su 495 trasmissioni (Durata totale di 291 ore) circa il 78,6% del totale erano dedicate alla religione cattolicamentre solo l’11,4% ai protestanti e il 10% alla religione ebraica. Due rubriche di 30 minuti ciascuna messe in onda a settimane alterne all’1e30 circa di domenica notte con repliche settimanale il lunedì in terza serata e di mattina.

Va peggio ai buddisti e musulmani con un tempo inferiore ai 10 minuti in un intero anno “televisivo” e in tutte e sette le maggiori reti televisive italiane. Un magro bottino.

Il capitolo fiction a tema religioso è pieno di esempi dai vari “Don Matteo” a “Che Dio ci aiuti” per passare a “Un ciclone in convento” (E altri ancora) arriviamo al 92% di fiction incentrate su argomenti e/o soggetti cattolici e il 6,8% a giudaico-cristiana. Mentre l’unica fiction a carattere islamico è “La piccola moschea della prateria” (1,4%).

La religione cattolica la fa da padrona anche nei documentari e nelle opere cinematografiche ma il dato che dovrebbe far riflettere di più è quello che si riferisce ai telegiornali.

Primo trimestre 2014:

Tg2 (Rai) 92,46% di presenza cattolica;

Studio Aperto (Mediaset) 100% di presenza cattolica;

Tg1 (Rai) 97,93% di presenza cattolica.

A fronte di questi dati il segretario dell’Uaar Carcano conclude affermando che: “Speriamo davvero che la pubblicazione di questo prezioso Rapporto possa spingere le istituzioni ad agire. Nel corso del nostro incontro con il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico, abbiamo ribadito che è indegno di uno Stato democratico che il servizio pubblico radiotelevisivo non dia spazio alla voce dei non cattolici. Per l’Uaar continuerà a battersi finché non verrà raggiunto questo obiettivo, nell’interesse di tutti i cittadini”.

Laica a parole ma in segreto ultra cattolica. Ecco il vero volto dell’Italia.

Pubblicato in precedenza su Verosimilmente Vero PostBlog

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