Religious Freedom Restoration Act

Il “Religious Freedom Restoration Act” è stato approvato, diventando ufficialmente una Legge dello Stato dell’Indiana. Il Governatore dello Stato dell’Indiana, il repubblicano Mike Pence ha firmato la tanto discutibile legge omofoba che discrimina i cittadini gay. Questa legge prevede che qualunque commerciante o impresa di servizio possa rifiutarsi di servire coppie perché il loro culto religioso riconosce solo il matrimonio tra uomo e donna senza rischiare di essere denunciati per discriminazione basata sull’orientamento sessuale. Negli Stati Uniti alcune ditte di catering specializzate in matrimoni si erano rifiutate di fornire i propri servizi a coppie gay e per questa ragione erano state denunciate per discriminazione, adesso nell’Indiana tutto questo sarà storia del passato. Forse un giorno potrebbe capitare che un qualsiasi bar possa rifiutare di servire un semplice caffè a un cliente solo perché gay e tutto a norma di legge umana e (forse) divina.

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Questa la dichiarazione del Governatore dello Stato dell’Indiana, Mike Pence dopo la firma della legge che curiosamente si è svolta a porte chiuse, senza la presenza della stampa: “Ho firmato la legge perché difendo la libertà di religione di ogni cittadino di ogni fede, molte persone di fede sentono che la loro libertà religiosa è sotto attacco per l’azione del governo federale”.  Quindi per evitare di discriminare una parte dei cittadini, si discriminano gli altri?

La legge denominata “Religious Freedom Restoration Act” ha fatto molto discutere e non solo i gruppi per la difesa dei diritti dei gay e dei diritti civili si sino mobilitati contro di essa ma anche importanti associazioni commerciali e corporation. Lo Stato dell’Indiana ogni anno attira innumerevoli convention di aziende, iniziative sportive e religiose portando turisti e notevoli guadagni nelle casse dello Stato Federale ma con questa legge, il rischio di boicottaggio è elevato come dimostra il tweet dell’amministratore delegato del gruppo tecnologico “Salesforce” che ha annunciato la cancellazione di tutti quei programmi che richiedono ai nostri consumatori e dipendenti di viaggiare nello Stato dell’Indiana.

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Ogni anno a Indianapolis, capitale dello Stato dell’Indiana si svolge il GenCon, in altre parole la convention di videogiochi che l’anno scorso, riuscì a far incassare ben 50 milioni di dollari alla città e che adesso rischia di saltare a causa della legge omofoba appena approvata. Un danno economico che potrebbe diventare una vera e propria voragine grazie al boicottaggio di altre associazione ad aziende statunitensi. I leader della “Chiesa Cristiana, i discepoli di Cristo” che avevano in programma nel 2017 di tenere l’assemblea generale della Chiesa (Seimila persone) a Indianapolis, minacciano di rivalutare se confermare o no l’evento nell’Indiana. Viste queste prime importanti defezioni il sindaco della città di Indianapolis, il repubblicano Greg Ballard ha rilasciato una preoccupante dichiarazione sul futuro turistico della sua città: “Indianapolis si sforza di essere un luogo accogliente che attrae aziende, convention, visitatori e residenti”.

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Star dello spettacolo e non solo si sono mosse contro questa legge e anche il mondo dello sport non è rimasto in disparte come Mark Emmert, presidente della National Collegiate Athletic Association (Associazione che raggruppa 1200 istituti tra college e università) ha espresso la sua preoccupazione su una legge che potrebbe toccare i nostri studenti-atleti e impiegati. Nonostante tutto però l’associazione ha deciso di organizzare la sua Final Four di basket a Indianapolis (sede tra l’altro della National Collegiate Athletic Association) per monitorare sul campo eventuali implicazioni della legge su eventuali eventi futuri.

Questa legge da la libertà di seguire i dettami del proprio credo religioso, rifiutandosi di servire i cittadini gay ma al tempo stesso da la libertà a tutti gli altri di decidere dove investire il proprio denaro.

Quanto durerà questa legge prima di portare sul lastrico lo Stato dell’Indiana? Ritengo pochi anni, anche se saranno sempre troppi.

 

Fonte: La Repubblica

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