Sanità UK Obesi e fumatori in coda

Sanità UK Obesi e fumatori in coda

Il Servizio Sanitario Nazionale di Sua Maestà britannica potrebbe decidere di mandare i pazienti obesi e fumatori in coda nelle liste di attesa per interventi chirurgici non urgenti o salvavita.

Il test partirà da Vale of York (Regione a nord dell’Inghilterra) dove il Servizio Sanitario Locale ha lavorato a questo progetto per diversi mesi.

Già a settembre scorso il primo annuncio di allungare le liste di attesa per questi particolari pazienti “a rischio”.  Annuncio che scatenò molte proteste, causandone il blocco provvisorio da parte del Sistema Sanitario Nazionale dell’intera operazione. Blocco durato qualche mese.

Il progetto pilota della Regione Vale of York coinvolgerà circa 350mila cittadini ed è stato presentato come un metodo per incoraggiare le persone a prendersi più cura di loro stessi, oltre che a far risparmiare sul bilancio del Servizio Sanitario Nazionale, infatti, i pazienti considerati meno in forma, sono più predisposti a maggiori spese e giorni di recupero.

Il quotidiano La Stampa riporta che i pazienti con un BMI (Indice di Massa Corporea) di almeno 30, dovranno perdere circa il 10% del loro peso corporeo per restare nelle prime posizioni della lista di attesa, in caso contrario saranno retrocessi.

Stesso discorso per gli amanti delle “bionde” che per mantenere le alte posizioni saranno costretti a rinunciare alle sigarette per 2 mesi, prima di poter accedere alle cure.

Il rischio per i pazienti obesi e fumatori è di vedersi allungare i tempi di attesa anche di 6 mesi.

Alle dure proteste su questa misura, considerata da molti discriminatoria nei confronti di tutti i cittadini britannici, i dirigenti del distretto medico della Regione di Vale of York hanno rassicurato che ogni caso sarà vagliato accuratamente, prima di prendere ogni tipo di decisione.

Anche se si tratta di una normativa a livello locale, il Servizio Sanitario Nazionale britannico potrebbe essere tentato di applicarlo su tutto il territorio nazionale, visto anche lo stato disastroso dei conti e bilanci dello stesso Servizio Sanitario Nazionale.

 

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